Tenuta Belmonte

Come si degusta il vino?

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degustare_vinoVa innanzi tutto chiarito che non ci sogniamo con queste poche righe di creare degli esperti sommelier, sia perché ciò sarebbe impossibile , sia perché siamo lontani dal voler sminuire la grandezza di un arte fondata su studi e su anni di affinamento del gusto.
Vorremmo solamente stimolarvi alla scoperta dei piaceri del buon vino. Dunque avvicinatevi al calice con l’interesse e l’impegno di chi vuol scoprire.
Tendete a ricercare i lati buoni di un vino cosi che il diventare “bravi” coincida con il provare più gusto.

La scelta del bicchiere e più in generale le regole su come và servito il vino meriterebbe una trattazione a parte.
Diremo per brevità che l’uso di un calice da vino non è legato al gusto estetico ma è indispensabile alfine di non pregiudicare l’intensità delle sensazioni che un buon vino può donarci.

Il bicchiere non va mai colmato ma riempito per circa un terzo della sua capienza, per consentire un sufficiente arieggiamento e un ampio sviluppo dei profumi. Importante, ai fini della degustazione, è che i depositi rimangano fissi sul fondo della bottiglia e non si mescolino al nostro prodotto. Quando si degustano vini di qualche anno è meglio procedere alla decantazione.

 

Le quattro tappe per una “felice” degustazione

Passiamo ora a vedere le tappe per una corretta degustazione.

“Primo naso”

Portare il bicchiere al naso afferrandolo per il piedistallo e inspirare delicatamente senza agitare il vino. In questo modo potremo cogliere i profumi più immediati e diretti.

Esame visivo

L’analisi è molto importante in quanto ci rileva informazioni precise sullo stato di salute, conservazione, struttura e tipologia del vino.
Sono quattro le cose che bisogna prendere in considerazione con l’esame visivo: la limpidezza, il colore, la viscosità e l’effervescenza (solo per vini frizzanti o spumanti).
Osservando il vino contro luce si esamina la limpidezza, ovvero la pulizia e la capacità di far passare le radiazioni luminose; più un vino è limpido più è stabile e sano.
A questo punto si procede all’osservazione del colore di cui si valutano vivacità (colore acceso o spento), intensità (carico, scuro, cupo, chiaro, pallido, debole) e le sfumature.
Per la valutazione della viscosità è necessario osservare il vino mentre lo si versa nel bicchiere e, successivamente, facendolo ruotare lentamente sulle pareti. Si potrà coglierne così la consistenza: più è scorrevole più è leggero, più è denso maggiore sarà il suo contenuto di alcool.
Il contenuto alcolico si può valutare anche dai cosiddetti archetti o lacrime del vino. Sono curvature che si formano sulle pareti del bicchiere dovute proprio al grado alcolico più gli archetti sono fitti e lenti a scendere maggiore è il contenuto etilico. Infine, per i vini frizzanti e per gli spumanti, bisogna valutare l’effervescenza dovuta all’anidride carbonica che si libera nel momento in cui viene versato il vino provocando sia la spuma sia le bollicine o perlage come lo chiamano i francesi. La spuma dovrà essere abbondante e asciutta quasi crepitante, le bollicine, soprattutto negli spumanti, devono essere tante, continue piccole e persistenti.

Esame Olfattivo

Dopo avere agitato leggermente il contenuto del bicchiere con movimento rotatorio per “liberare” i profumi più profondi del vino, si riavvicina il bicchiere al naso.
Le sostanze odorose nel vino sono numerosissime, spesso mescolate fra loro e alle volte talmente tenui da essere ai limiti della soglia di percezione.
Le sostanze responsabili dei profumi di un vino appartengono a diverse famiglie chimiche come alcoli, acidi esteri, terpeni, ecc. Si distinguono tre gruppi di profumi: i primi sono quelli che provengono dall’uva e sono legati alla varietà del vitigno (l’aromaticità di un Malvasia, di un Brachetto, di un Moscato), i secondi sono quelli che hanno origine durante la fermentazione alcolica (frutta, fiori, spezie, confetture, miele), e gli ultimi sono quelli che si formano durante la maturazione e l’invecchiamento del vino.
L’olfatto comunque interviene anche quando il vino viene messo in bocca e deglutito percependo i profumi per via indiretta o retro nasale; è con quest’ultima operazione che possiamo valutare la persistenza ossia la durevolezza dell’aroma del vino in bocca.
Un vino sarà interessante quanto più il suo profumo sarà complesso, ossia ricco di sfumature odorose composite.

Esame del gusto

A questo punto viene il momento di bere. Sorseggiare una piccola quantità di vino, trattenendolo in bocca qualche secondo per cogliere le sensazioni gustative (dolce, amaro, salato e acido). Dopo la deglutizione, saranno percepiti gli aromi per via retro nasale, potendo quindi cogliere sottili sfumature e retrogusto.
Gli elementi da prendere in considerazione sono: la struttura generale, l’equilibrio , l’intensità delle sensazioni retro nasali (aromi) e la persistenza. Per struttura generale si intende lo spessore, la consistenza e il corpo del vino dato da alcool insieme a tutte le sostanze che lo compongono. Per equilibrio di un vino bianco si intende il risultato del rapporto morbidezza e acidità ; in un vino rosso il rapporto tra morbidezza, acidità e tannicità.
Per quanto riguarda l’intensità delle sensazioni retro nasali si intende il complesso delle sensazioni gusto olfattive percepite in via indiretta dopo aver fatto ruotare il vino in bocca e deglutito; non dimentichiamo infatti che l’olfatto gioca un ruolo fondamentale nelle sensazioni del gusto; più le impressioni sono facilmente percepibili e identificabili più intensa sarà la sensazione retro nasale. Infine la persistenza ci indica la durevolezza delle sensazioni olfatto-gustative del vino: più permangono ricordi uguali o simili a quando il vino era in bocca, maggiore definiremo la persistenza del vino.
Il palato dovrà confermarci i descrittori riscontrati dal naso e fornircene di nuovi, sempre richiamando le analogie elencate per l’esame olfattivo.